Ixekizumab, nuovo trattamento per la psoriasi


La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica e recidivante della pelle che impatta sulla qualità di vita e le cui ricadute non sono soltanto estetiche. Il perdurare dello stato infiammatorio può contribuire all’insorgenza di malattie cardiovascolari, diabete, depressione e artrite psoriasica.
Alla luce di questo si evince quanto la psoriasi sia una patologia complessa, invalidante, con lesioni che interferiscono sulla vita personale e sociale.

Oggi una cura promette è affidata all’utilizzo delle biotecnologie mediche grazie agli anticorpi monoclonali.

L’azienda farmaceutica Eli Lilly, ha lanciato un nuovo farmaco contro la psoriasi: Ixekizumab, questo anticorpo monoclonale ha un’azione diretta nei confronti dell’interleuchina 17A, una citochina pro-infiammatoria rilasciata dai linfociti T helper che svolge un ruolo chiave nei meccanismi di insorgenza della psoriasi.

Studi clinici su oltre 7800 pazienti, hanno dimostrato come il farmaco abbia una notevole capacità di riduzione delle placche psoriasiche sin dalle prime settimane di trattamento e di come l’effetto sia durevole nel tempo.

Nello studio UNCOVER-3, ixekizumab ha confermato le proprie peculiarità in termini di efficacia e sicurezza anche nel lungo periodo mantenendo i risultati fino a 108 settimane.
Ixekizumab presenta diversi vantaggi grazie alla sua alta affinità di legame con l’interleuchina 17A, citochina chiave nel processo patogenetico della psoriasi. È proprio dall’interazione con questa citochina che il meccanismo patogenetico viene bloccato con una azione quasi chirurgica. Inoltre, sin dalle prime settimane di trattamento ixekizumab si è dimostrato più efficace su tutti gli obiettivi raggiungendo un miglioramento significativo del 75, 90 e 100% dell’indice PASI (Psoriasis Area Severity Index) e  i risultati si mantengono anche nel lungo periodo: l’alto indice di risposta al trattamento viene mantenuto fino a 108 settimane di terapia, quando la maggior parte dei pazienti vede confermata la risoluzione quasi completa (PASI 90) o completa (PASI 100) delle placche psoriasiche, quest’ultima raggiunta da oltre il 50% dei pazienti».

Nello studio UNCOVER-1, alla settimana 12, i pazienti avevano risposte migliori a ixekizumab che al placebo; nel gruppo di dosaggio 2-wk, l'81,8% aveva un punteggio sPGA pari a 0 o 1 e l'89,1% aveva una risposta PASI 75; nel gruppo di dosaggio 4-wk, i rispettivi tassi erano 76,4% e 82,6%; e nel gruppo placebo, le percentuali erano del 3,2% e del 3,9% (P <0,001 per tutti i confronti di ixekizumab con placebo). Negli studi UNCOVER-1 e UNCOVER-2, tra i pazienti che sono stati randomizzati alla settimana 12 a ricevere 80 mg di ixekizumab ogni 4 settimane, 80 mg di ixekizumab ogni 12 settimane, o placebo, un punteggio sPGA di 0 o 1 era mantenuta rispettivamente del 73,8%, 39,0% e 7,0% dei pazienti. I pazienti nello studio UNCOVER-3 hanno ricevuto un trattamento continuo di ixekizumab dalla settimana 0 alla 60 e alla settimana 60 almeno il 73% ha avuto un punteggio sPGA pari a 0 o 1 e almeno l'80% ha avuto una risposta PASI 75. Gli eventi avversi riportati durante l'uso di ixekizumab includevano neutropenia, infezioni candidose e malattia infiammatoria intestinale.
In tre studi di fase 3 condotti su pazienti con psoriasi, ixekizumab è risultato efficace per 60 settimane di trattamento.


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